giovedì 26 agosto 2010

La Solitudine

Solitudine è camminare nella tua città e sentirla nemica

Solitudine è buttar giù un po’ di pizza su un tavolo pieno degli scarti di chi ti ha preceduto.

Solitudine è l’odore appiccicoso di unto condito col ronzio fastidioso di un ventilatore

Solitudine è la televisione inutilmente accesa in sottofondo

Solitudine è la faccia ostile di chi siede poco più in là.

Solitudine è capire che il tuo volto torvo lo spaventa di più.

Solitudine è invidiare un cane accarezzato dal mendicante.

Solitudine è invidiare un mendicante che dorme col suo cane

Solitudine è dimenticarsi del sacchetto della spazzatura

Solitudine è un lavello pieno di piatti sporco e maleodorante

Solitudine è la solita scatola di tonno, il pane raffermo, il latte scaduto, il frigo vuoto

Solitudine è stare al buio con gli occhi nel nulla perché la luce non serve a nessuno

Solitudine è scherzare coi minuti per riempirli di niente

Solitudine è una canzone che nessuno ti dedica mai

Solitudine è il sapore dell'Assenza

Solitudine è un pennello dimenticato e senza colori

Solitudine è un vaso di fiori mai innaffiato

Solitudine è un acquario senza pesci

Solitudine è un clown senza bambini

Solitudine è un'aula d'estate

Solitudine è l'inverno delle anime

Solitudine è sentire il rumore della tv del vicino

Solitudine è un sacco di roba sporca che non verrà lavata

Solitudine è non aprire al postino, anche se suona due volte

Solitudine è la password al computer anche se vivi da solo

Solitudine è la vita di un altro che hai preso a nolo

Solitudine è la tua vita rubata da ignoti

Solitudine è pedinare una coppia che cammina abbracciata

Solitudine è stare a guardare ragazzi attorno ai motorini

Solitudine è sentirsi come quel cassonetto stracolmo e scassato

Solitudine è quel televisore vecchio abbandonato di lato

Solitudine è comprare le sigarette dalla macchinetta anche se il tabaccaio è aperto

Solitudine è accorgersi che chi ti incrocia rifugge i tuoi occhi e allunga il passo.

Solitudine è l'acqua stagnante di un fosso

Solitudine è la vetrina vuota di un negozio fallito

Solitudine è la foto del matrimonio di un altro

Solitudine è un trasloco che non ti decidi a fare

Solitudine è un libro comprato e mai aperto

Solitudine è il peso quotidiano d'ogni tuo torto

Solitudine è svuotare il portacenere ogni due ore

Solitudine è guardare un quadro e non vedere il colore

Solitudine è trovare caldo e accogliente il marmo dei gradini su cui ti sei seduto

Solitudine è far da bersaglio a quel piccione maledetto

Solitudine è non sapersi perdonare niente

Solitudine è sapere che non sarai mai veramente appagato

Solitudine è non capire se sei ancora vivo

Solitudine è tornare cento volte al giorno negli stessi posti per vedere se riconosci chi ci passa

Solitudine è offrirsi una sigaretta per sentire una voce dirti “grazie”

Solitudine è non fare la spesa perché in fondo non ti piace più niente

Solitudine è accorgersi che anche i manichini stanno in coppia nelle vetrine

Solitudine è una brioche e un caffè al tavolino più nascosto del bar

Solitudine è non trovarsi mai senza detersivo

Solitudine è fregarsene dei vetri sporchi e delle briciole sparse

Solitudine è sapere dov’è ogni cosa di casa

Solitudine è sapere che non sarai mai "a casa"

Solitudine è guardare allattare un bambino che non è il tuo

Solitudine è sentirsi più inutili di un termosifone in Agosto

Solitudine è dannarsi a ricordare chi era quel tale

Solitudine è non sentirsi bene, non sentirsi male, non sentirsi e basta

Solitudine è un telefono staccato

Solitudine è un sogno non raccontato

Solitudine è un letto disfatto che tanto va bene lo stesso

Solitudine è un letto disfatto come se si fosse fatto del sesso

Solitudine è un solo tipo di bagnoschiuma nella doccia

Solitudine è pensare a quello che avresti fatto se non fossi stato solo

Solitudine è ascoltare quelle quattro canzoni per un giorno intero

Solitudine è una piccola lacrima per ogni ricordo

Solitudine è un pugno nel muro per ogni rimpianto

Solitudine è sentirsi aquilone quando ti affacci al balcone, e vuoi cadere giù

Solitudine è leggere un giallo di cui sai già chi è il colpevole

Solitudine è chiedersi sempre il perché di ogni cosa

Solitudine è condannarsi sempre per ogni cosa

Solitudine è vivere in bilico fra le verità altrui e i propri inganni

Solitudine è un rancore profondo

Solitudine è la vendetta del mondo

Solitudine è trascinarsi senza meta tra mille marciapiedi

Solitudine è rileggere ogni giorno il libro dei propri errori

Solitudine è una fontana di cui nessuno beve l'acqua

Solitudine è aprire la porta e voler subito andar via

Solitudine è un ricordo sfocato del momento più bello

Solitudine è una tomba impolverata e senza fiori

Solitudine è una prigione senza sbarre da cui non puoi fuggire

Solitudine è un processo in cui sei giuria, imputato ed accusa, ma senza difesa

Solitudine è un videogame senza vite di riserva

Solitudine è un'opera imballata nel magazzino del museo

Solitudine è la polvere dell'anima

Solitudine è cancellare uno a uno i numeri in agenda

Solitudine è pensare di invecchiare senza nessuno a fianco

Solitudine è il rimbombare delle stesse domande di sempre

Solitudine è parlare con in gola un groppo costante

Solitudine è un aeroporto da cui nessun aereo prende il volo

Solitudine è fare la doccia senza mai cantare sotto l'acqua

Solitudine è pensare a tutti i posti che vedrai da solo

Solitudine è il fiato spezzato per una corsa non fatta

Solitudine è un silenzio infinito che non hai scelto tu

Solitudine è quel bacio mai dato che hai sulle labbra

Solitudine è accorgersi che ogni cosa, in fondo, ti è indifferente

Solitudine è sapere di non poter più fare la differenza

Solitudine è il rimorso che rimane a farti compagnia

Solitudine è avere solo la curiosità di sapere come morirai

Solitudine è la certezza che sarà così anche domani

mercoledì 25 agosto 2010

CRAC. Il suono dell'Irreparabile.

Esiste sempre, nella vita delle persone, il momento di pagare i propri errori. Così come si pagano i debiti. E come questi ultimi si pagano con gli interessi.

Se l'errore da pagare è volontario, beh, allora era un rischio calcolato e ci può stare, nel senso che chi lo ha commesso può rimproverare solo sè stesso. Ma se l'errore è involontario o casuale, allora il suo costo viene percepito più o meno come spopositato, poco o tanto che sia. Il peggio è quando si deve pagare per l'errore di altri, e allora il prezzo diventa intollerabile.

In quelli che potremmo definire "Affari di Cuore", il prezzo degli errori, di solito, è incommensurabile : dolore, lacrime, talvolta sangue, notti insonni, crisi nervose...

E, naturalmente, il peggio del peggio è dato dalla combinazione fra piccoli errori propri con enormi di altri. Allora il prezzo è, oltre che incommensurabile ed intollerabile, profondamente ingiusto. Le conseguenze sono spesso mesi, anni, di sofferenza, di "riabilitazione". Quando va bene.

Curiosamente esiste anche una "musica" dell'Errore. Si tratta un assordante silenzio, più o meno lungo, che precede, e segue, un unico suono : un "CRAC !" come di un tronco spezzato. Non lo sente nessuno, non si avverte all'esterno. E' tutto dentro di noi, nella nostra mente, nel cuore, nello stomaco. CRAC. Il suono dell'Irreparabile.

Negli attimi devastanti che seguono, si può quasi percepire il corpo che reagisce, o perlomeno tenta : la contrazione dello stomaco, immediata e bruciante; una sorta di mano invisibile che afferra salda il cuore in fibrillazione; le legioni di neuroni che rivoltano il cervello per trovare una via di scampo, come uno sciame impazzito. Pochi eterni secondi e poi torna la calma. Finta. Infatti, non sempre, ma quando l'errore è causa di una lacerazione definitiva, sembra che tutto inizi a tremare e l'assordante silenzio iniziale lascia il posto al cupo brontolìo di un terremoto, di una mandria impazzita.

Una sequenza esattamente identica al crollo di un enorme edificio. Silenzio, esplosione, silenzio, rumore dei primi detriti, crollo, silenzio definitivo. Sudore, polvere, calcinacci.


"Se son d'umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie,
di solito ho da far cose più serie :
costruire su macerie o mantenermi vivo"