mercoledì 3 giugno 2009

Camporella elettorale

Mi sono ripromesso di non parlare, qui, di politica.

Eppure non riesco a contenere il bisogno di gridare, da questo sgabello elettronico nella piazza virtuale, il mio sdegno per ciò che sta succedendo.

Una volta c'erano le "campagne elettorali". Il termine "campagna" aveva una chiara accezione militare. Si trattava di "battere" il terreno, ovvero le piazze, argomentando pubblicamente. Che si facesse tramite radio o televisione, cambiava poco. Si trattava sempre di convincere i "neutrali" a schierarsi con la propria fazione.

La massa dell'elettorato stava all'interno di una sorta di campo di prigionia (la Storia) sulle cui torrette stavano i politici che accendevano i riflettori su una parte di questa massa per identificarla, segmentarla, comprenderla, forse, e cercare di spostarla dove voleva. Un pò lugubre, forse. Ma la massa era posta al centro del terreno, era "bersaglio", era l'oggetto della contesa a mezzo riflettori.

Poi è arrivata la spettacolarizzazione, la personalizzazione, l'ideologia dell' "àpres moi, le diluge", la denigrazione sistematica, l'abbassamento abissale del livello del ceto politico, le invasioni di campo. Infine la superficialità come virtù "orizzontale" dei Barbari (grazie Baricco).
Conseguenza : la gossip-politik, il bucoserraturismo, il velinismo estetico, il moralismo (che è privo in sè di ogni morale e come tale è padre putativo di tutti i fanatismi) di ritorno, le sbandate ipocrite, le claques plaudenti degli studi televisivi.

E queste claques che plaudono ai passaggi dialettici più significativi del proprio leader mi ricordano il pubblico (che applaudiva più per farsi vedere che per direttiva di regia) di un'antica trasmissione televisiva estiva "Giochi senza frontiere", disfida internazionale di giochi a squadre.

Ecco la trasformazione : oggi non c'è più quel lugubre campo con le torrette, ma uno sfavillante e coloratissimo campo sportivo attrezzato per le più mirabolanti evoluzioni di "giocolieri dialettici". E la massa (che era al centro) ora si è comodamente seduta sulle gradinate per vedere lo spettacolo, peraltro inquadrata solo assieme al tabellone dei punteggi, giusto a ricordarcene l'esistenza. E lo spettacolo sono quelli che stavano sulle torrette, sono loro i giocolieri dialettici, quelli che furono i "politici".

Ed ogni tanto si giocano il Jolly, con lo scoop del momento. Poi, a turno, si confrontano nel Fil Rouge...

Mah, forse invece è sempre stato così. Forse l'idea che la massa fosse al centro delle (morbose?) attenzioni dei politici è solo un'impressione o un ricordo di gioventù, età in cui si scambiano spesso e volentieri gli entusiasmi per certezze...

Rimane il fatto che dalle "campagne" siamo passati, con insensata leggiadria, alle "camporelle" elettorali. Con tanti saluti alle masse.



Hans plays with Lotte, Lotte plays with Jane, Jane plays with Willi, Willi is happy again
Suki plays with Leo, Sacha plays with Britt, Adolf builts a bonfire, Enrico plays with it
-Whistling tunes we hid in the dunes by the seaside
-Whistling tunes we're kissing baboons in the jungle
It's a knockout
If looks could kill, they probably will
In games without frontiers-war without tears
Games without frontiers-war without tears
Jeux sans frontieres

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